Architetto, progettista e imprenditore, Osvaldo Borsani, racchiude in una sola vita, tante esistenze. Personaggio poliedrico e pieno di interessi, non amava essere definito semplicemente un designer. Un termine che, già negli Anni Settanta, gli stava stretto, visto che in un’intervista rilasciata alla rivista Ottagono nel 1973, spiegava come il termine, da noi oggi abusato, fosse già allora vuoto e banale. «Quando noi utilizzavamo il vocabolo “design” – raccontava – lo facevamo con rispetto profondo perché si nominava un nuovo modo di pensare e di costruire: era una parola che usavamo solo noi, gli addetti ai lavori, mentre tentavamo, muovendoci in un contesto sordo, di spiegare, introdurre, divulgare i metodi della progettazione applicata all’industria. Oggi non usiamo più questo termine, talmente è volgarizzato, talmente è usato a proposito e sproposito».

L’evoluzione dell’industria

Un’idea di design illuminata e lungimirante, capace di raccontare l’epopea di una generazione che aveva come scopo quella di passare dalla bottega all’industria. Nella sua carriera ha progettato, ha realizzato pezzi unici, ha concretizzato i primi sistemi per la produzione in serie e, soprattutto ha creato e gestito fabbriche. Nato a Varedo nel 1911, grazie al padre costruttore di mobili, inizia ben presto a lavorare nell’azienda di famiglia, l’Atelier di Varedo, poco dopo ribattezzata Arredamenti Borsani Varedo (ABV). All’inizio i prodotti erano di gusto tradizionale in sintonia con la tradizione brianzola di quei tempi, ma già tra il 1925 e il 1927, lo stile diventa più essenziale e geometrico, grazie all’architetto Gino Maggioni, che lavora al fianco del padre e che dà un’impronta nuova e internazionale agli arredi. È in quest’aria di rinnovamento che il giovane Osvaldo, comincia, dopo la laurea, a muovere i suoi primi passi. Nel 1933 partecipa alla quinta Triennale di Milano con il progetto per la “Casa Minima”, che viene premiato con la medaglia d’argento. Nel 1953, insieme al fratello Fulgenzio, fonda Tecno, un grande sogno imprenditoriale a cui lavorerà tutta la vita e che nel giro di pochi anni porterà il marchio della “T rossa” nelle case e negli uffici di tutto il mondo. Da questa brillante intuizione nascono alcune delle opere più significative, tra cui la poltrona ad assetto variabile P40 (1953) che può arrivare ad assumere fino a 486 posizioni diverse, aprendosi come un ventaglio fino a formare una vera e propria chaise longue o chiudendosi per agevolarne il trasporto.

La razionalità al potere

Del 1968 è il sistema per ufficio Graphis (firmato assieme a Eugenio Gerli e diffusosi nel mondo in un milione di esemplari). Una vera e propria rivoluzione nel campo del design per gli uffici, tanto che, grazie anche alla sua forma elementare e all’estrema razionalità di progetto, rendono questo sistema ancora oggi attuale.  È il primo vero sistema ideato dalla Tecno allo scopo di ottenere illimitate e mutevoli combinazioni per i luoghi di lavoro, un progetto così versatile da risponde perfettamente alle necessità di agilità di composizione e di aggregazione: dal semplice posto di lavoro individuale alle lunghe work station condivise, dalle composizioni con pannelli alle postazioni in linea. Alla fine degli anni Sessanta, Osvaldo Borsani, assieme a Marco Fantoni e Valeria Borsani, crea il Centro Progetti Tecno per l’ideazione di nuovi prodotti, la gestione dei grandi lavori di architettura d’interni, la sperimentazione di nuove tecnologie, le strategie e gli strumenti della comunicazione d’impresa.

AT16 è un appendiabiti girevole ad altezza regolabile. Disegnato da Osvaldo Borsani nel 1961, AT16 è stato rieditato da Tecno nel 2012. Attraverso il tubo centrale avviene il passaggio dei tubi scorrevoli porta sfere in acciaio inox spazzolato. Le sfere sono realizzate in legno massello di faggio, tinto in quattro diverse tonalità.

Dopo il successo del divano D70 alla X Triennale del 1954, Borsani lavora sull’idea del giunto meccanico per realizzare una poltrona, la famosa P40, con diversi movimenti in grado di corrispondere a diverse posizioni, soprattutto a uso relax.

Il giunto meccanico ben in vista del divano D70 è il manifesto progettuale di Osvaldo Borsani, simbolo della sua poetica, elegante nella forma, e tecnologico nella produzione.

Il sistema Graphis viene presentato nel 1968 alla XIV Triennale di Milano, portando una vera e propria rivoluzione nel campo del design per gli uffici.