Lavorare in Smart working è il tema caldo del mondo del lavoro. Mesi di pandemia e lavoro in remoto hanno cambiato le regole del gioco facendoci adottare nuove abitudini che per moltissimi si sono rivelate vantaggiose. Attenzione, non stiamo sostenendo che il lavoro convenzionale e la routine casa-ufficio sia da decretare come morta e sepolta, anzi, ma deve convivere con una nuova realtà venutasi a creare nei periodi di lock down. Moltissime ricerche svolte nei mesi scorsi hanno evidenziato che negli italiani la voglia di lavorare in remoto è presente nel quasi 30 percento dei dipendenti. Certo con molti distinguo, ma per molti questa nuova forma di lavoro senza presentarsi fisicamente in ufficio a eccezione di un giorno o due la settimana, giusto per salvaguardare il senso di appartenenza all’azienda e la condivisione di obiettivi comuni, sarebbe la scelta ideale. Però c’è l’altro lato della medaglia. Le nostre abitazioni sono pronte a ospitarci per un’attività che non è propriamente casalinga? Specialmente se poi a lavorare da casa sono marito e moglie e lo spazio non abbonda. Il tavolo della cucina si trasforma in scrivania, la sedia prende il posto di una più ergonomica poltrona operativa, prolunghe elettriche ovunque, la stampante che non ce la fa e, infine, la connessione Internet che salta.

 

Smart working: nuovi scenari post pandemia

Siamo facili profeti nell’indicare una tendenza futura basata su un bilanciamento tra lavoro “in presenza e remoto” con il risultato pratico che per gli uffici tradizionali, in media, un terzo degli spazi sarà da riattrezzare per attività differenziate, mentre per le residenze private la creazione di spazi comuni per forme di coworking che favoriscano socializzazione ed economie di scala. La mancata affluenza di persone al lavoro porrà le aziende a un ripensamento sui temi dello spazio e degli arredamenti con uffici immersivi, empatici e riconfigurabili, una sorta di scenografia tecnologica in movimento dove sentirsi a proprio agio. Dove prima c’erano degli anonimi open space si dovranno creare aree dotate di nuovi spazi e funzioni, attrezzati con pareti insonorizzate antibatteriche, scrivanie regolabili e ogni accorgimento ergonomico. Un ufficio predisposto a nuovi orari di lavoro e ai differenti afflussi di persone che lo frequenteranno e come: dovrà prevedere spazi di relazione, condivisione, riunione, silenzio, sosta. Questi concetti, inoltre, saranno facilmente replicabili anche in uffici di dimensioni inferiori grazie alle proposte che le aziende di arredamento e i designer stanno proponendo sul mercato da tempo.

 

Lavoro agile: ritorno all’antico?

Sicuramente molte aziende nel momento della riapertura avranno la voglia di ripristinare la normalità secondo vecchi schemi, ma dovranno fare i conti con le richieste di chi quella normalità non la vuole più. Sicuramente non esiste una formula valida per tutte le aziende e le varianti operative, ma una scelta bilanciata fra lavoro in remoto e in presenza potrebbe essere la soluzione vincente che consentirebbe di contenere i costi da entrambe le parti aggiungendo quella sfida motivazionale nell’affrontare l’impegno lavorativo con una carica diversa. Insomma il lavoro “agile”, cioè la prestazione ad alto contenuto tecnologico potrebbe essere la carta vincente per il prossimo futuro e la garanzia per le aziende di mantenere inalterato il proprio volume di affari in un mondo in continua evoluzione. Cambiare tutto per non cambiare niente.

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